Saturday 28 August 2010

Opps, I did it again

Paris Hilton has been arrested for possession of cocaine after officers stopped the car she was in on a Las Vegas street, late last night.

Public Information officer Marcus Martin said Hilton was booked into the Clark County detention centre this morning on a charge of possession of cocaine.




There's really no rest for the wicked.

Friday 27 August 2010

In tutto il mondo ci sono circa 1.600 esemplari di panda, 300 dei quali in cattività. La maggior parte vive in Cina.

Thursday 26 August 2010

Pea-sized frog discovered in Borneo

(Reuters) - Scientists have discovered a frog the size of a pea, the smallest found in Asia, Africa or Europe, on the Southeast Asian island of Borneo.

Adult males of the new micro-species range in size from 10.6 and 12.8 millimetres and the pea-sized amphibian has been named Microhyla nepenthicola after the plant on Borneo on which it lives, according to taxonomy magazine Zootaxa.

Dr Indraneil Das of the Institute of Biodiversity and Environmental Conservation at the Universiti Malaysia Sarawak said the sub-species had originally been mis-identified in museums.

"Scientists presumably thought they were juveniles of other species, but it turns out they are adults of this newly-discovered micro species," he said.

Das published the paper with Alexander Haas of the Biozentrum Grindel und Zoologisches Museum of Hamburg, Germany.

The mini frogs were found on the edge of a road leading to the summit of the Gunung Serapi mountain in the Kubah National Park in the Malaysian state of Sarawak.

The scientists said they tracked the frogs by their call, a series of "harsh rasping notes" that started at sundown.

They then made the frogs jump onto a piece of white cloth to study them.

The find was part of a global search being undertaken by Conservation International and International Union for Conservation of Nature's Amphibian Specialist Group to "rediscover" 100 species of lost amphibians.

For more information visit: www.conservation.org/lostfrogs

Saturday 21 August 2010

Pollini suona Chopin



Chopin Notturno Op 27 nr 1 - Interprete Maurizio Pollini, quadri di Paul Gauguin.

Friday 20 August 2010

Mondadori salvata dal Fisco

(da Repubblica, approfondimento di Massimo Giannini sul caso Mondadori)

La somma dovuta dall'azienda editoriale: 173 milioni, più imposte, interessi, indennità di mora e sanzioni. Una norma che si somma ai 36 provvedimenti "ad personam" fatti licenziare alle Camere dal premier. Segrate è difesa al meglio: i suoi interessi li cura lo studio tributario di Giulio Tremonti, nel '91 non ancora ministro. Marina Berlusconi mette da parte 8,6 milioni, in attesa delle integrazioni al decreto. Che puntualmente arrivano

di MASSIMO GIANNINI

Sotto i nostri occhi, distolti dalla Parentopoli privata di Gianfranco Fini usata come arma di distruzione politica e di distrazione di massa, sta passando uno scandalo pubblico che non stiamo vedendo. Questo scandalo si chiama Mondadori. Il colosso editoriale di Segrate - di cui il premier Berlusconi è "mero proprietario" e la figlia Marina è presidente - doveva al Fisco la bellezza di 400 miliardi di vecchie lire, per una controversia iniziata nel '91. Grazie al decreto numero 40, approvato dal governo il 25 marzo e convertito in legge il 22 maggio, potrà chiudere la maxi-vertenza pagando un mini-tributo: non i 350 milioni di euro previsti (tra mancati versamenti d'imposta, sanzioni e interessi) ma solo 8,6. E amici come prima.

Un "condono riservato". Meglio ancora, una legge "ad aziendam". Che si somma alle 36 leggi "ad personam" volute e fatte licenziare dalle Camere dal Cavaliere, in questi tumultuosi quindici anni di avventurismo politico. Repubblica ha già dato la notizia, in splendida solitudine, l'11 agosto scorso. Ma ora che il centrodestra discute di una "questione morale" al suo interno, ora che la propaganda di regime costruisce teoremi assolutori sul "così fan tutti" e la macchina del fango istruisce dossier avvelenati sulle compravendite immobiliari, è utile tornarci su. E raccontare fin dall'inizio la storia, che descrive meglio di ogni altra l'enormità del conflitto di interessi del premier, il micidiale intreccio tra funzioni pubbliche e affari privati, l'uso personale del potere esecutivo e l'abuso politico sul potere legislativo.

Il prologo: paura a Segrate

La vicenda inizia nel 1991, quando il marchio Mondadori, da poco entrato nell'orbita berlusconiana, decide di varare una vasta riorganizzazione nelle province dell'impero. Scatta una fusione infragruppo tra la stessa Arnoldo Mondadori Editore e la Arnoldo Mondadori Editore Finanziaria (Amef). Operazioni molto in voga, soprattutto all'epoca, per nascondere plusvalenze e pagare meno tasse. Il Fisco se ne accorge, scattano gli accertamenti, e le Finanze chiedono inizialmente 200 miliardi di imposte da versare. L'azienda ricorre e si apre il solito, lunghissimo contenzioso. Da allora, la Mondadori vince i due round iniziali, davanti alle Commissioni tributarie di primo e di secondo grado. È assistita al meglio: i suoi interessi fiscali li cura, in aula, lo studio tributario di Giulio Tremonti, nel 1991 non ancora ministro delle Finanze (lo diventerà nel '94, con il primo governo Berlusconi). Nell'autunno del 2008 l'Agenzia delle Entrate presenta il suo ricorso in terzo grado, alla Cassazione. Nel frattempo la somma dovuta dall'azienda editoriale del presidente del Consiglio è lievitata: 173 milioni di euro di imposte dovute, alle quali si devono aggiungere gli interessi, le indennità di mora e le eventuali sanzioni. Il totale fa 350 milioni di euro, appunto.

Se la Suprema Corte accogliesse il ricorso, per Segrate sarebbe un salasso pesantissimo. Soprattutto in una fase di crisi drammatica per il mercato editoriale, affogato quanto e più di altri settori dalla "tempesta perfetta" dei mutui subprime che dal 2007 in poi sommerge l'economia del pianeta. Così, nel silenzio che aleggia sull'intera vicenda e nel circuito perverso del berlusconismo che lega la famiglia naturale alla famiglia politica, scatta un piano con le relative contromisure. Che non sono aziendali, secondo il principio del liberalismo classico: mi difendo "nel" mercato, e non "dal" mercato. Ma normative, secondo il principio del liberismo berlusconiano: se dal mercato non mi posso difendere, cambio le leggi. Un "metodo" collaudato, ormai, che anche sul fronte dell'economia (come avviene da anni su quello della giustizia) esige il "salto di qualità": chiamando in causa la politica, mobilitando il partito del premier, militarizzando il Parlamento. Un "metodo" che, nel caso specifico, si tradurrà in tre tentativi successivi di piegare l'ordinamento generale in funzione di un vantaggio particolare. I primi due falliranno. Il terzo centrerà l'obiettivo.

Il primo tentativo: il "pacchetto giustizia"

Siamo all'inverno 2008. Nessuno sa nulla, del braccio di ferro che vede impegnate la Mondadori e l'Amministrazione Finanziaria. Nel frattempo, il 13 aprile dello stesso anno il Cavaliere ha stravinto le elezioni, è di nuovo capo del governo, e Tremonti, da "difensore" del colosso di Segrate in veste di tributarista, è diventato "accusatore" del gruppo, in veste di ministro dell'Economia. Può scattare il primo tentativo. E nessuno si insospettisce, quando nel mese di dicembre un altro ministro del Berlusconi Terzo, il guardasigilli Angelino Alfano, presenta il suo corposo "pacchetto giustizia" nel quale, insieme al processo breve e alla nuova disciplina delle intercettazioni telefoniche, compare anche la cosiddetta "definizione agevolata delle liti tributarie". Una norma stringatissima: prevede che nelle controversie fiscali nelle quali abbia avuto una sentenza favorevole, in primo e in secondo grado, il contribuente può estinguere la pendenza, senza aspettare l'eventuale pronuncia successiva in terzo grado (cioè la Cassazione) versando all'erario il 5% del dovuto. È un piccolo "colpo di spugna", senz'altro. Ma è l'ennesimo, e sembra rientrare nella logica delle sanatorie generalizzate, delle quali i governi di centrodestra sono da sempre paladini. In realtà, è esattamente il "condono riservato" che serve alla Mondadori.

L'operazione non riesce. Il treno del "pacchetto giustizia", che veicola la pillola avvelenata di quello che poi sarà ribattezzato il "Lodo Cassazione", non parte. La dura reazione del Quirinale, dei magistrati e dell'opposizione, sia sul processo breve che sulle intercettazioni, costringe Alfano allo stop. "Il pacchetto giustizia è rinviato al prossimo anno", dichiara il Guardasigilli alla vigilia di Natale. Così si blocca anche la "leggina" salva-Mondadori. Ma dietro le quinte, nei primi mesi del 2009, non si blocca il lavoro dell'inner circle del presidente del Consiglio. Il tempo stringe: la Cassazione ha già fissato l'udienza per il 28 ottobre 2009, di fronte alla sezione tributaria, per discutere della controversia fiscale tra l'Agenzia delle Entrate e l'azienda di Segrate. Così scatta il secondo tentativo. In autunno si discute alla Camera la Legge Finanziaria per il 2010. È il secondo "treno" in partenza, e per chi lavora a tutelare gli affari del premier è da prendere al volo.

Il secondo tentativo: la Finanziaria

Giusto alla vigilia dell'udienza davanti alla sezione tributaria della Suprema Corte, presieduta da un magistrato notoriamente inflessibile come Enrico Altieri, accadono due fatti. Il primo fatto accade al "Palazzaccio" di Piazza Cavour: il 27 ottobre il presidente della Cassazione Vincenzo Carbone (che poi risulterà pesantemente coinvolto nello scandalo della cosiddetta P3) decide a sorpresa di togliere la causa Agenzia delle Entrate/Mondadori alla sezione tributaria, e di affidarla alle Sezioni Unite come richiesto dagli avvocati di Segrate, con l'ovvio slittamento dei tempi in cui verrà discussa. Il secondo fatto accade a Montecitorio: il 29 ottobre, in piena notte, il presidente della Commissione Bilancio Antonio Azzolini, ovviamente del Pdl, trasmette alla Camera il testo di due emendamenti alla Finanziaria. Il primo innalza da 75 a 78 anni l'età di pensionamento per i magistrati della Cassazione (Carbone, il presidente che due giorni prima ha deciso di attribuire la causa Mondadori alle Sezioni Unite, sta per compiere proprio 75 anni, e quindi dovrebbe lasciare il servizio di lì a poco). Il secondo riproduce testualmente la "definizione agevolata delle liti tributarie" già prevista un anno prima dal "pacchetto giustizia" di Alfano. È di nuovo la legge "ad aziendam", che stavolta, con la corsia preferenziale della manovra economica, non può non arrivare al traguardo.

Ma anche questo secondo tentativo fallisce. Stavolta, a bloccarlo, è Gianfranco Fini. La mattina del 30 ottobre, cioè poche ore dopo il blitz notturno di Azzolini, il relatore alla Finanziaria Maurizio Sala (ex An) avverte il presidente della Camera: "Leggiti questo emendamento che consente a chi è in causa con il Fisco e ha avuto ragione in primo e in secondo grado di evitare la Cassazione pagando un obolo del 5%: c'è del marcio in Danimarca...". Fini legge, e capisce tutto. È l'emendamento salva-Mondadori, con la manovra non c'entra nulla, e non può passare. La norma salta ancora una volta. E non a caso, proprio in quella fase, cominciano a crescere le tensioni politiche tra Berlusconi e Fini, che due anni dopo porteranno alla rottura. Ma crescono anche le preoccupazioni di Marina sull'andamento dei conti di Segrate. Per questo il premier e i suoi uomini non demordono, e di lì a poco tornano all'attacco. Scatta il terzo tentativo. Siamo ai primi mesi del 2010, e sui binari di Palazzo Chigi c'è un terzo "treno" pronto a partire. Il 25 marzo il governo vara il decreto legge numero 40. È il cosiddetto "decreto incentivi", un provvedimento monstre, dove l'esecutivo infila di tutto. Durante l'iter di conversione, il Parlamento completa l'opera. Il 28 aprile, ancora una volta durante una seduta notturna, un altro parlamentare del Pdl, Alessandro Pagano, ripete il blitz, e ripresenta un emendamento con la norma salva-Mondadori.

Il terzo tentativo: il "decreto incentivi"

Stavolta, finalmente, l'operazione riesce. Il 22 maggio le Camere convertono definitivamente il decreto. All'articolo 3, relativo alla "rapida definizione delle controversie tributarie pendenti da oltre 10 anni e per le quali l'Amministrazione Finanziaria è risultata soccombente nei primi due gradi di giudizio", il comma 2 bis traduce in legge la norma "ad aziendam": "Il contribuente può estinguere la controversia pagando un importo pari al 5% del suo valore (riferito alle sole imposte oggetto di contestazione, in primo grado, senza tener conto degli interessi, delle indennità di mora e delle eventuali sanzioni)". E pazienza se il presidente della Repubblica Napolitano, poco dopo, sul "decreto incentivi" invia alle Camere un messaggio per esprimere "dubbi in ordine alla sussistenza dei presupposti di straordinaria necessità ed urgenza, per alcune nuove disposizioni introdotte, con emendamento, nel corso del dibattito parlamentare". E pazienza se la critica del Quirinale riguarda proprio quell'articolo 3, comma 2 bis. Ormai il gioco è fatto. Il colosso editoriale di proprietà del presidente del Consiglio è sostanzialmente salvo. Per consentire alla Mondadori di chiudere definitivamente i conti con il Fisco manca ancora un banale dettaglio, che rende necessario un ultimo passaggio parlamentare. Il decreto 40 non ha precisato che, per considerare concluso a tutti gli effetti il contenzioso, occorre la certificazione da parte dell'Amministrazione Finanziaria.

Per questo, nel bilancio semestrale 2010 del gruppo di Segrate, presentato il 30 giugno scorso, Marina Berlusconi fa accantonare "8.653 migliaia di euro relativi al versamento dell'importo previsto dal decreto legge 25 marzo 2010, numero 40" sulla "chiusura delle liti pendenti", e fa scrivere, a pagina 61, al capitolo "Altre attività correnti": "Pur nella convinzione della correttezza del proprio operato, e con l'obiettivo di non esporre la società a una situazione di incertezza ulteriore, sono state attuate le attività preparatorie rispetto al procedimento sopra richiamato. In particolare si è proceduto all'effettuazione del versamento sopra richiamato. Nelle more della definizione del quadro normativo, a fronte dell'introduzione di specifiche attestazioni da parte dell'Amministrazione Finanziaria previste nelle ultime modifiche al decreto, e tenuto anche conto del fatto che gli atti necessari per il perfezionamento del procedimento e l'acquisizione dei relativi effetti non sono stati ancora completati, la società ha ritenuto di iscrivere l'importo anticipato nella posta in esame...". Ricapitolando: la Mondadori mette da parte poco più di 8,6 milioni di euro, cioè il 5% dei 173 che avrebbe dovuto al Fisco (al netto di sanzioni e interessi), in attesa di considerare perfezionato il versamento al Fisco in base alle ultime integrazioni al decreto che saranno effettuate in Parlamento. E le integrazioni arrivano puntuali, alla Camera, il 7 luglio: nella manovra 2011 il relatore Antonio Azzolini (ancora lui) inserisce l'emendamento finale: "L'avvenuto pagamento estingue il giudizio a seguito dell'attestazione degli uffici dell'Amministrazione Finanziaria comprovanti la regolarità dell'istanza e il pagamento integrale di quanto dovuto". Ci siamo: ora il "delitto" è davvero perfetto. La Mondadori può pagare pochi spiccioli, e chiudere in gloria e per sempre la guerra con l'Erario, che a sua volta gliene da atto rilasciandogli regolare "quietanza".

L'epilogo: una nazione "ad personam"?

Sembra un romanzaccio di fanta-finanza o di fanta-politica. È invece la pura e semplice cronaca di un pasticciaccio di regime. Nel quale tutto è vero, tutto torna e tutto si tiene. Stavolta Berlusconi non può dire "non mi occupo degli affari delle mie aziende": non è forse vero che il 3 dicembre 2009 (come riportato testualmente dalle intercettazioni dell'inchiesta di Trani) nel pieno del secondo tentativo di far passare la legge "ad aziendam" dice al telefono al commissario dell'Agcom Giancarlo Innocenzi "è una cosa pazzesca, ho il fisco che mi chiede 900 milioni... De Benedetti che me li chiede ma ha già avuto una sentenza a favore, 750 milioni, pensa te, e mia moglie che mi chiede 90 miliardi delle vecchie lire all'anno... sono messo bene, no?". Stavolta Berlusconi non può dire che Carboni, Martino e Lombardi sono solo "quattro sfigati in pensione": non è forse vero che nelle 15 mila pagine dell'inchiesta delle procure sulla cosiddetta P3 la parola "Mondadori" ricorre 430 volte (insieme alle 27 in cui si ripete la parola "Cesare") e che nella frenetica attività della rete criminale creata per condizionare i magistrati nell'interesse del premier sono finiti sia il presidente della Cassazione Carbone (cui come abbiamo visto spettava il compito di dirottare alle Sezioni Unite la vertenza Mondadori-Agenzia delle Entrate) sia il presidente dell'Avvocatura dello Stato Oscar Fiumara (cui competeva il necessario via libera a quel "dirottamento"?).

È tutto agli atti. Una sola domanda: di fronte a un simile sfregio delle norme del diritto, un simile spregio dei principi del mercato e un simile spreco di denaro pubblico, ci si chiede come possano tacere le istituzioni, le forze politiche, le Confindustrie, gli organi di informazione. Possibile che "ad personam", o "ad aziendam", sia ormai diventata un'intera nazione?

Thursday 19 August 2010

50,000 left in Iraq

The last US combat troops have left Iraq last night, after more than seven years of war started in 2003 ordered by President George W. Bush.

Over the last 18 months, more than 90,000 US forces have left the country, now leaving 50,000 non-combatant troops, which would leave Iraq by the end of next year, according to President Obama.

The remaining troops would be assigned tasks of training the Iraqi police forces and similar tasks.

Watch this Guardian video of the troops crossing the Kwait border here.

Tuesday 17 August 2010

Russian "spy" exiled to London

After 11 years spent shovelling cinerd in a prison in Siberia, Igor Sutyagin has been released and exiled to London, outside Mother Russia.

The Russian researcher was sentenced to prison after being found guilty of espionage and links with the American intelligence, allegations that he always denied.

Listen to his own words about the sudden release and the accusations in a Guardian video here.

Litfiba dal palco attaccano Dell'Utri

(da Repubblica)- L'esponente del Pdl Eusebio Dalì non ha gradito l'esibizione della band a Campofelice di Roccella: "Pelù ha lanciato invettive contro il premier" accusando lui e i suoi stretti collaboratori di "collusione con la mafia"

di Rita Celi

Litfiba dal palco attaccano Dell'Utri. L'assessore: "Mai più in Sicilia" Ghigo Renzulli e Piero Pelù

Benvenuti nello Stato libero di Litfiba. Il Reunion Tour della band di Piero Pelù e Ghigo Renzulli è arrivato alle ultime battute (stasera l'ultima data a Catanzaro) facendo la gioia di vecchi e nuovi fan che hanno affollato i loro concerti, felici di riascoltare dal vivo il repertorio "d'altri tempi" dei rockers toscani. Una tournée estiva potente e provocatoria che ha girato l'Italia su un palco senza scenografie o effetti speciali, che ha sprigionato energia ed entusiasmo puntando su pezzi storici come Proibito, Paname, Bambino, Tex, Cuore di vetro, Ci sei solo tu, Lacio drom, Cangaceiro, Maudit, Ritmo #2, Sparami, Lulù e Marlene, oltre alle recenti Sole nero e Barcollo.

Tutti contenti e soddisfatti, come dimostrano i video "rubati" e i commenti apparsi su Youtube. Tutti tranne uno. "I Litfiba hanno offeso l'intelligenza dei giovani siciliani, almeno di quelli, e sono proprio tanti, che sanno ascoltare buona musica senza farsi fuorviare da squallidi messaggi populisti e demagogici. Parafrasando una loro canzone, li invito a non alimentare quell'ignoranza che uccide più della fame". Sono parole dell'assessore alla Cultura e alle politiche giovanili della Provincia di Palermo, Eusebio Dalì, 34 anni, esponente del Pdl-Sicilia di Micciché, che non ha gradito l'esibizione della band nell'unica data siciliana, lo scorso 13 agosto, a Campofelice di Roccella (Palermo). L'assessore, che era tra il pubblico, accusa in particolare Pelù di aver "lanciato delle invettive contro il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, accusando lui e i suoi più stretti collaboratori di collusione con la mafia, denigrando il popolo siciliano".

LE PAROLE DI PIERO PELU'

Dalì fa riferimento ad alcuni dei momenti più acclamati della serata, come dimostrano i video già apparsi su internet. Come in apertura di ogni loro concerto, i Litfiba hanno salutato il popolo del rock con una serie di dediche, accolte ogni volta con urla e applausi. A Campofelice Pelù ha iniziato salutando il "popolo di Trinacria" dando poi il benvenuto al concerto "per gli spiriti liberi, a chi crede che Dell'Utri ci ha rotto il c..., giusto per mettere in chiaro subito le cose". Ha poi proseguito "per chi è contro i mezzi di distrazione di massa" concludendo con "benvenuti nello stato libero di Litfiba" per lasciare spazio alla musica con Proibito. Poi, durante la serata, mentre sul palco sfilava una finta bara con la scritta "Gelli", Pelù ha "commemorato" la "morte della P2": "Partecipano al suo dolore la mafia siciliana, la 'ndrangheta calabrese, la camorra napoletana, il vostro conterraneo Marcello Dell'Utri, e naturalmente papi-Silvio Berlusconi. La P2 è morta. Viva la P3!" ha detto Pelù .

I fan siciliani hanno già messo online brani e spezzoni del concerto, comprese le frasi "incriminate" (ma riferimenti simili sono presenti anche in altri video tratti dalle altre date del tour), commentando con entusiasmo la performance dei Litfiba senza alcun riferimento ai contenuti. Diversa la reazione dell'assessore Dalì che ha affidato alle agenzie di stampa la sua delusione. "Renzulli e Pelù - scrive Dalì - sono venuti in Sicilia a fare propaganda politica, con la tipica presunzione di chi crede di essere depositario di verità assolute e per questo poter inveire contro tutto e tutti, senza alcun freno inibitorio. L'essere acclamati ogni volta che si apre bocca non giustifica gli eccessi verbali violenti che creano odio e divisioni. A Campofelice di Roccella io c'ero e non mi sembrava di stare a un concerto, bensì a un processo di piazza sommario, a un pubblico linciaggio: è stato sconcertante assistere ai reiterati strali di Pelù, sconfortante vedere tanti giovani lasciarsi passivamente inglobare in una cultura dell'anti, senza senso e senza costrutto".

La rabbia è tanta e l'assessore non si limita a criticare ma chiede che gruppi come i Litfiba non si esibiscano più nell'isola. "Invito l'incolpevole sindaco Vasta - scrive ancora Dalì, facendo riferimento al Comune di Campofelice che ha patrocinato la serata - e tutti i primi cittadini della Sicilia a non ospitare più artisti che hanno come unico scopo il pontificare, predicare e fare lotta politica, servendosi di quella potentissima arma che è la musica e la sua capacità di penetrare le giovani sensibilità, di formarle o di plagiarle a seconda dei casi". Infine, conclude rivolgendosi ai Litfiba invitandoli "a chiedere scusa alla Sicilia, ai siciliani che sono per la stragrande maggioranza persone oneste e libere, a fare solo e semplicemente musica, lasciando stare la volgare propaganda, che tocca temi e concetti che di fatto disconoscono".

Saturday 14 August 2010

The Kings

Sunday Morning Coming Down

Puntuali come la morte

E' davvero strano come le coincidenze funzionino in questo mondo. A pochi giorni dal divorzio tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi seguito a ruota dall'abbandono del primo del Pdl, arriva come un fulmine a ciel sereno lo "scandalo casa-di-Fini", prodotto dai segugi di Vittorio Feltri.

Secondo il sedicente Giornale, il presidente della Camera insieme ad Elisabetta Tulliani avrebbe comprato, in almeno un paio di occasioni sospette, mobili per una casa di Montecarlo in un negozio di Roma, pubblicando oggi tanto di prove - fatture intestate a nome Tulliani per un totale di 4.523,41 euro.

Ora, fermo restando che compare mobili non è - per ora - reato secondo le leggi della Repubblica Italiana, e che le "prove del progetto cucina" (come lo chiama Feltri) portano come indirizzo di fatturazione un posto a Roma, non a Montecarlo, rimane aperta una questione più interessante.

Come mai questo scandalo (per il Giornale) o diffamazione (secondo Fini) arriva, puntuale come la morte, proprio appena il presidente della Camera lascia la nave Pdl e comincia a remare contro?

Sarà un caso che sia proprio il Giornale (al guinzaglio di Tu-Sai-Chi) che se ne esca con questa traballante inchiesta giornalistica che sa molto più di boiata gigantesca?

Il precedente caso Dino Boffo aveva avuto la stessa tempistica: pesta i piedi a qualcuno, e Feltri entra nel tuo armadio per fotografare gli scheletri e pubblicarli.

A volte però entra negli armadi sbagliati.

Thursday 12 August 2010

.44

I know what you're thinking: 'Did he fire six shots or only five?'

Well, to tell you the truth, in all this excitement I kind of lost track myself. But being this a .44 Magnum, the most powerful handgun in the world, that would blow your head clean off, you've got to ask yourself one question: 'Do I feel lucky?'

Well, do ya, punk?

Tuesday 10 August 2010

Salvate le rane

Allarme dei ricercatori, un terzo delle specie anfibie è a rischio di estinzione. Dalla Gran Bretagna parte un progetto che coinvolge ricercatori in 14 paesi diversi. Alla ricerca degli esemplari più in pericolo, importantissimi per valutare le condizioni dell'ecosistema.

(da Repubblica) - Il rospo della Mesopotamia, la rana levantina in Israele, la rana Callixalus pictus, vista l'ultima volta nel 1950 in Congo e Ruanda, tutti sono nell'elenco dei ricercati speciali. La grande caccia, per la loro protezione e non per ucciderli, partirà nei prossimi due mesi e vedrà impegnato un esercito di ricercatori in 14 Paesi diversi. Il progetto è una novità assoluta ed è stato presentato ieri a Londra da Robin Moore, ricercatore che guiderà il gruppo nella ricerca finanziata da Conservation International (CI), Amphibian Specialist Group (ASG) e International Union for the Conservation of Nature (IUCN).

Gli anfibi sono tra gli animali a maggiore rischio del pianeta, con un terzo delle specie vicine all'estinzione. Distruzione degli habitat, inquinamento, cambiamento climatico e una malattia fungina trasmessa dall'acqua stanno mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di rane e rospi in tutto il mondo ma mentre l'opinione pubblica si mobilita per tigri, panda e cetacei, fino a oggi gli allarmi dei ricercatori per gli anfibi sono rimasti inascoltati.

"Un paio di anni fa ero in Ecuador con un gruppo di scienziati del posto - ha dichiarato Robin Moore alla Bbc- alla ricerca di una specie che sembrava scomparsa da dodici anni. Non nutrivamo molte speranze di successo, ma quando tutto sembrava perduto ne abbiamo trovato un esemplare e ci siamo attivati per proteggere il suo ambiente. Dalla nostra missione ci aspettiamo molte storie di questo tipo".

Quando si pensa alle rane in pericolo vengono in mente le coloratissime specie tropicali delle foreste Centro e Sudamericane, o quelle velenose delle isole asiatiche. Purtroppo però le minacce all'ambiente sono globali e anche in Italia la popolazione di anfibi è in costante diminuzione. Secondo il Wwf, nel nostro Paese 28 specie di anfibi su 37 sono a rischio di estinzione - ad essere in maggiore pericolo sono geotritoni, protei e salamandre - e visto che si tratta di animali importantissimi per valutare lo stato di salute dell'ecosistema, questo dato è indicativo del degrado dell'ambiente in Italia.

Mentre in Gran Bretagna si investe per cercare gli ultimi esemplari di specie in pericolo e, soprattutto, per trovare un argine alla diffusione della chytridiomycosi, il fungo killer delle rane, in Italia a oggi non esistono leggi per la protezione degli anfibi e la salvaguardia di queste specie è limitata alle aree protette e alle poche regioni che hanno legiferato in materia. Gli ultimi tagli al bilancio, inoltre, stanno mettendo a rischio parchi naturali e zone protette, con conseguenze che saranno disastrose anche per i nostri anfibi.

Quanto la conservazione degli anfibi sia una priorità per la salvaguardia della natura lo rivela un dato pubblicizzato dal gruppo inglese, che ha scelto il rospo dorato del Costarica come icona della colossale caccia agli anfibi perduti. L'Incilius periglenes, sul ritrovamento del quale i ricercatori non sono ottimisti, è stato spazzato via dalla malattia fungina in un anno, passando da una popolazione definita "abbondante" a nessun avvistamento. Il rospo dorato del Costarica in 12 mesi è stato dunque dichiarato estinto.

"Nella nostra lotta contro la scomparsa di molti anfibi - ha sottolineato Moore - siamo ostacolati dalla scarsa conoscenza su alcune specie e sulla loro reale presenza in alcune zone. Dobbiamo andare sul campo, vedere cos'è rimasto, quali specie sono più attaccate dal fungo e, speriamo, trovare un rimedio contro la malattia". Se la caccia sarà fruttuosa si saprà entro ottobre alla Conferenza mondiale dell'Onu sulla biodiversità in Giappone, un appuntamento nel quale i governi saranno chiamati a riflettere sulle ragioni per cui gli impegni presi nel 2002, di fermare l'estinzione delle specie animali entro il 2010, sono falliti.

Sunday 8 August 2010

40 years later, we're still rockin'

On the eve of the 40th anniversary of Jimi Hendrix's death, next month, Ed Vulliamy from The Guardian writes this beautiful peace on the best guitarist of all time. Enjoy it here.



"It was tight – everyone knew everyone else. It was just Pete from the Who, Eric of Cream, or Brian and Mick of the Stones, all going to each other's gigs."

Saturday 7 August 2010

Friday 6 August 2010

Inside base jumping

From The Guardian:

Base Jumping is absurdly dangerous - so why do it?

Barney Ronay talks to Britain's premier base jumper about adrenaline and 36-floors tall skyscrapers.

Read it all here.

Thursday 5 August 2010

Churchill e gli UFO

Poteva Churchill, primo ministro Britannico ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, credere negli UFO e ordinare l'insabbiamento di alcuni casi sospetti, per non seminare il panico tra la popolazione?

Secondo l'Independent, forse si.