Monday 14 March 2011

Cinque domande sul nucleare in Italia

Cinque domande sul nucleare a cui sarebbe meglio dare risposta, in vista del prossimo referendum in Italia:

1. Come prevediamo e affrontiamo eventuali terremoti, tsunami, cataclismi climatici? Ovvero, come risolviamo la questione sicurezza (attacchi terroristici inclusi) rispetto a ipotetiche centrali nel nostro Paese?

2. Dove mettiamo le scorie nucleari, posto che ad oggi non esiste al Mondo alcun sito sicuro e definitivo?

3. Come risolviamo la scarsità di uranio disponibile, che le previsioni più ottimistiche proiettano a 40, massimo 50 anni la disponibilità utilizzabile prima del suo esaurimento?

4. Come superiamo la cosidetta emergenza energetica se, come sembra, per realizzare una centrale nucleare servono almeno 15-20 anni?

5. Dove troviamo le risorse economiche per realizzare gli impianti? Chi pagherà realmente per questo?

(dal blog di Marco Boschini)

Avanti tutta senza guardarsi indietro - Il neo-nuclearismo in Italia

(Di seguito, un editoriale sulla questione nucleare in Italia, di Sergio Rizzo, Corriere della Sera): 

Sarebbe sbagliato sottovalutare quello che sta accadendo alle centrali atomiche in Giappone, Paese che 65 anni fa ha già visto in faccia lo spettro dell'olocausto nucleare. Quello di Fukushima è uno dei più gravi incidenti che si ricordino. E non ne attenua la gravità il fatto che non sia stato causato dall'imprudenza umana, come a Chernobyl, né da un'avaria, come a Three Mile Island, ma da un terremoto devastante. Una prova ancora più tremenda di quante questa orgogliosa nazione ha dovuto affrontare nella sua storia, rialzandosi sempre. 

C'è stato chi, magari confortato dai 10 mila chilometri di distanza, ha detto che alle nostre future sicurissime centrali non potrà succedere. L'impianto di Fukushima è vecchio. E poi in Italia ci sono siti sicuri al riparo dai terremoti. Tutto vero. Resta il fatto che l'opinione pubblica ha il diritto di sapere che cosa si sta davvero rischiando. Senza reticenze.

Al tempo stesso siamo convinti che non possa essere la comprensibile emotività suscitata da quella tragedia a determinare scelte fondamentali di politica energetica. L'abbiamo già fatto e ne siamo rimasti scottati. Il referendum antinucleare del 1987 passò con una maggioranza schiacciante per l'impressione suscitata da Chernobyl. Nessun partito, eccetto il repubblicano, osò sfidare l'impopolarità.

Promisero che mettendo al bando l'atomo avremmo imboccato la via dell'energia pulita: siamo invece diventati il Paese europeo più inquinante, più dipendente dagli sceicchi e con le bollette più care. Finché, dopo aver riempito le tasche dei petrolieri, ci si è accorti che la Germania produceva 70 volte più energia solare dell'Italia, rimasta penosamente al palo nel campo delle rinnovabili. E per recuperare terreno abbiamo concesso incentivi fin troppo generosi a chi le produceva. Salvo poi chiudere i rubinetti dalla sera alla mattina.

Così la stessa maggioranza che per cinque anni al governo si era ben guardata dall'avviare la pratica (ricordate il ministro Marzano? «Da noi non ci sono le condizioni per riaprire il discorso del nucleare», disse nel maggio 2001) l'ha scoperta priorità nel 2008. Giusto in tempo per le elezioni. Eppure oggi l'Agenzia per la sicurezza non ha ancora una sede e i suoi componenti, ha confessato il presidente Umberto Veronesi, s'incontrano al bar.

Come stupirsi se da vent'anni aspettiamo inutilmente un piano energetico nazionale che dica come alimenteremo fabbriche, treni e frigoriferi nel futuro? Siamo il Paese dei controsensi, del tutto e del niente. Dove ogni decisione importante non viene presa in base a disegni strategici. Bensì sull'onda di un'emozione, di polemiche o interessi particolari. Anche se si tratta di scelte destinate a cambiare la vita dei nostri figli e nipoti.

Saturday 12 March 2011

Thursday 10 March 2011

Too much water kills the plant

Wednesday 9 March 2011

Wednesday 2 March 2011

Ma tu che stai, perchè rimani?


Fabrizio de André - Inverno

Angiolina cammina sulle sue scarpette blu


Fabrizio de André - Vola la carta

Cosa non si fa per un pugno di voti - la triste storia di Augusta, Clementina e del povero e stolto Circense


Il settimanale di gossip Diva e Donna pubblica in questo numero un lungo e nutrito servizio sugli "incontri segreti" tra Barbara Berlusconi e il fuoriclasse del Milan Pato.

"Barbara Berlusconi e Pato sono atterrati con lo stesso volo privato all'aeroporto di Linate. In un'altra occasione lei lo ha raggiunto a casa, a Milano. E ancora, lui e' stato ospite nella villa di Macherio," scrive l'Ansa in una breve di questa mattina.



Hanno preso lo stesso aereo. Sono stati visti entrare nella stessa auto (dai finestrini chiaramente oscurati, nda). Hanno fatto un pic nic sotto lo stesso albero, dello stesso parco e - pensate - addirittura della stessa città.

Ce n'è abbastanza per riempire le conversazioni da tavola di mezza Italia per il prossimo mese e mezzo. "Lo sapevi che Barbara Berlusconi e Pato hanno preso lo stesso aereo?". "Davvero? Ci dev'essere per forza sotto qualcosa, quei due di sicuro non si sono trovati lì su per caso." "Hai proprio ragione, Clementina. C'è del tenero." "Ci scommetto questo tozzo di pane raffermo, mia cara Augusta."

Come ha ragione la cara Clementina. Infatti l'Ansa continua: "Barbara Berlusconi ha di recente annunciato l'addio al compagno Giorgio Valaguzza, padre dei suoi due figli, mentre Pato si e' separato dalla moglie Stephany Brito, sposata nel luglio 2009, dopo nove mesi di matrimonio."




Proprio mentre Augusta e Clementina discorrevano concitate del nuovo ovvio fidanzamento, della proposta di matrimonio "che-arriva-sicuro-come-l'oro", e perfino del nome che la nuova coppia d'Italia avrebbe dato alla prole, passa il goffo Circense e chiede: "Ma non sarà mica uno sciocco trucco per convincere i tifosi del Milan a votare Berlusconi?"

Beata ignoranza, beata innocenza. Ma il povero, stolto, Circense viene zittito dalle due comari - che non hanno tempo da perdere con le sue sciocchezze - e viene, come ogni giorno, mandato nell'orto a curare le verze.


Le stesse verze che mangiavano Pato e Barbara su quell'aereo, di ritorno da quel parco di quella città. Ma allora è proprio vero. Verze et circenses.

Tuesday 1 March 2011

There is a Chinese old saying/curse that goes: "May you live in interesting times."

And as my teacher used to say: "We live in interesting times."

Tigre siberiana prossima alla scomparsa

Dal punto di vista genetico la tigre siberiana e' praticamente quasi estinta, essendone rimasti meno di 14 esemplari. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Mammalian Biology, secondo cui tra le poche centinaia di tigri rimaste la diversita' genetica e' molto bassa, segno di una scarsa salute della popolazione.

Un team di ricercatori russi, spagnoli e tedeschi ha analizzato il Dna di 15 esemplari di tigre siberiana, cercando alcuni marker specifici dell'abbondanza genetica della popolazione, che mostrano quanto l'esemplare studiato sia diverso dai propri genitori. Il risultato e' stato che nella storia recente, probabilmente tra gli anni '20 e '40, c'e' stato un 'collo di bottiglia genetico', un periodo cioe' in cui le tigri erano cosi' poche da diminuire molto la quantita' di geni 'disponibili', da cui questi animali non si sono piu' ripresi.

Una grande diversita' genetica e' fondamentale per una specie animale, perche' diminuisce la probabilita' di trasmissione di malattie rare e perche' popolazioni con gli stessi geni sono piu' vulnerabili alle malattie: "Il livello e' cosi' basso - concludono gli esperti - da mettere in dubbio le possibilita' di salvare questi animali". (fonte - Ansa)